L’intelligenza artificiale sta già spingendo i CIO a ripensare il modo in cui gestiscono i reparti IT, investono nelle piattaforme tecnologiche e trasformano digitalmente le aziende. Tuttavia, una visione chiara del futuro della tecnologia rimane ancora difficile da definire.

La canzone dei R.E.M. “It’s the End of the World as We Know It (and I Feel Fine)”, pubblicata nel 1987, parlava del caos del mondo moderno, trattando temi quali il sovraccarico di informazioni e l’ansia per il caos culturale e politico.
Molti Chief Information Officer si stanno ponendo una domanda simile riguardo all’AI e al modo in cui cambierà la mission e il modello operativo dell’IT [in inglese] e se sarà il prossimo catalizzatore che cambierà tutto ciò che sappiamo sulla gestione dei reparti tech, sugli investimenti in piattaforme applicative e sulla trasformazione digitale delle aziende.
Ponete questa domanda in una sala piena di CIO e CISO e le risposte saranno le più disparate, dall’agentic AI che gestisce autonomamente l’IT ai profeti di sventura che dichiarano come gli agenti non governati possano portare al disastro.
L’AI segnerà la fine della nostra professione?
Abbiamo discusso il tema dell’impatto dell’AI sulla carta dei diritti dell’IT in un recente Coffee With Digital Trailblazers [in inglese]. “Se sei un CEO e vedi tutta questa intelligenza artificiale che genera codice, ti viene da pensare: ‘Perché ho ancora bisogno di un Chief Information Officer?”, ha chiesto Martin Davis [in inglese], CIO e managing partner di Dunelm Associates.
Davis ha risposto alla sua stessa domanda: “L’abbiamo già visto in passato con l’outsourcing e altri cicli tecnologici, e abbiamo scoperto che abbiamo bisogno dell’IT, ma il suo ruolo cambia e si evolve”.
Joanne Friedman [in inglese], PhD e CEO di Connektedminds, ha offerto una prospettiva promettente per i CIO che abbracciano la trasformazione dell’AI. “Si tratta di un catalizzatore che permette all’organizzazione IT di diventare ciò di cui ha bisogno da tempo, ovvero andare ben oltre il semplice ruolo di consulente e diventare un’unità aziendale strategicamente importante. Ed è proprio questo che porterà il CIO a ricoprire il ruolo di CEO”.
I Chief Information Officer sono sempre stati messi alla prova dal tempo, dalle competenze e dalle complessità legate alla gestione delle IT operation. Il cloud computing, le piattaforme di sviluppo low-code e molte pratiche DevOps hanno aiutato i team dedicati alla tecnologia a passare a livelli superiori, abbandonando gli zero e gli uno per dedicarsi a compiti più alti. Ora la domanda è se l’AI libererà i CIO e l’IT, consentendo loro di concentrarsi maggiormente sui settori in cui questa tecnologia può offrire valore aziendale, invece che sullo sviluppo e il supporto delle tecnologie sottostanti. Il cambiamento di paradigma suggerisce che i Chief Information Officer dovrebbero gestire un’organizzazione IT basata sui prodotti [in inglese] che si concentri sul miglioramento della customer experience e sull’utilizzo dell’IA per aumentare la redditività. I CIO dovrebbero anche aspettarsi una pressione significativa da parte dei consigli di amministrazione [in inglese] per ridurre la spesa IT automatizzando maggiormente le operation, sfruttando i fornitori di servizi e riducendo in modo aggressivo il debito tecnico [in inglese].
L’AI segnerà la fine dello sviluppo del software?
Boris Cherny, membro dello staff tecnico di Anthropic, ha recentemente affermato che Claude sta scrivendo quasi l’80% del codice [in inglese] dell’intera azienda, con un’ampia revisione umana e riconoscendo che parte di esso deve ancora essere scritto a mano. Satya Nadella, CEO di Microsoft, stima che l’AI scriva il 20-30% del codice [in inglese] dell’azienda.
Se non vi fidate dei principali fornitori di AI riguardo all’impatto della GenAI sulla codifica, prendete in considerazione questi rapporti:
Nel 2025 Stack Overflow Developer Survey [in inglese], l’84% degli intervistati dichiara o prevede di utilizzare strumenti di AI nel proprio processo di sviluppo.
Il rapporto DORA’s Impact of Generative AI in Software Development [in inglese] riporta che il 75% del campione ha segnalato un impatto positivo dell’AI generativa sulla propria produttività, ma il 39% degli sviluppatori si fida della qualità dei risultati solo “un po’” o “per niente”.
Nel rapporto Qodo’s 2025 State of AI Code Quality [in inglese], il 70% dei team di sviluppo che dichiara un aumento della produttività segnala anche un miglioramento della qualità del codice.
Gli sviluppatori di software utilizzano la generative AI [in inglese] per scrivere, testare e documentare il codice. Tuttavia, resta da capire se i programmatori siano pronti per la creazione o sviluppo di software di agentic AI [in inglese], che include l’orchestrazione agente-agente, la visualizzazione dei dati generati dall’intelligenza artificiale e il suo utilizzo per ridurre il debito tecnico [in inglese].
Joe Puglisi [in inglese], growth strategist e fractional CIO presso 10xnewco, ha offerto questo consiglio pragmatico: “Ripenso ai tempi in cui si scriveva in assembly e ci voleva molto tempo. Abbiamo introdotto i compilatori, i linguaggi di alto livello e ora abbiamo l’AI che può scrivere codice. Si tratta di una progressione naturale delle capacità e non della fine della programmazione”.
Il cambiamento di paradigma suggerisce che i CIO dovranno rivedere i loro cicli di vita dello sviluppo software per adeguarsi a cambiamenti significativi in termini di competenze, pratiche e strumenti.
“L’AI non sostituirà la metodologia agile o il DevOps, ma li potenzierà con standup basati sui dati, pipeline CI/CD auto-ottimizzanti e QA che si affidano all’AI per la creazione e la copertura dei test”, osserva Dominik Angerer [in inglese], CEO di Storyblok. “Gli sviluppatori passeranno dalla codifica alla curation, gli utenti aziendali descriveranno le idee in linguaggio naturale e l’intelligenza artificiale costruirà prototipi funzionali all’istante. Questa democratizzazione porta più voci nel processo di sviluppo del software, spingendo l’IT a concentrarsi sulla supervisione, la scalabilità e la conformità”.
L’AI segnerà la fine delle IT operation?
Quale sarà l’impatto dell’AI sulle IT operation, sull’ITSM e sull’end-user computing? I data center chiuderanno i battenti, come alcune delle dark factory in Cina [in inglese]? La gestione dei servizi IT diventerà completamente self-service e automatizzata, rendendo superfluo il supporto di primo livello e riducendo significativamente il personale di secondo e terzo? I dispositivi saranno dotati di agenti AI integrati, riducendo al minimo il lavoro necessario per configurarli e aggiornare le patch?
“Man mano che l’intelligenza artificiale assumerà un numero sempre maggiore di compiti, le operation interne ed esterne dell’azienda dipenderanno sempre più dagli agenti software”, riflette Nikhil Mungel [in inglese], responsabile dell’AI engineering di Cribl. “Per l’IT, ciò significa spostare l’attenzione dalla gestione degli endpoint fisici, come i laptop, alla garanzia che gli agenti virtuali in esecuzione nel cloud rimangano conformi e sicuri”.
Può essere difficile immaginare un servizio di assistenza IT senza personale umano, ma una combinazione di automazione e funzionalità di AI probabilmente cambierà le responsabilità e le competenze richieste. Il servizio passerà probabilmente dalla risposta ai ticket alla supervisione di come gli agenti di intelligenza artificiale rispondono.
“I costi generali dei ticket ITSM e i rigidi flussi di approvazione non sopravviveranno ancora a lungo”, commenta Jimmy Mesta [in inglese], cofondatore e CTO di RAD Security. “I sistemi di AI smisteranno automaticamente gli avvisi, genereranno valutazioni dei rischi e suggeriranno o implementeranno direttamente le soluzioni, e l’infrastruttura diventerà più autonoma, soprattutto nel cloud”.
I CIO dovrebbero prepararsi all’arrivo degli agenti AI nelle IT operation, ma è improbabile che questo segni la fine del loro ruolo. Il principale ostacolo a questo passaggio sarà rappresentato dai sistemi legacy, dalle lacune di integrazione, dai flussi di lavoro non documentati e da altri debiti tecnici.
“L’ITSM passerà al self-service predittivo, l’infrastruttura cloud diventerà sempre più autonoma e l’informatica per gli utenti finali sarà incentrata su interfacce conversazionali che renderanno obsolete le app tradizionali”, sottolinea Jonathan Zaleski [in inglese], direttore dell’architettura tecnica di HappyFunCorp. “Via via che le applicazioni si evolveranno in agenti intelligenti e adattivi, il ruolo dell’IT si espanderà fino a includere la governance dell’AI, la supervisione etica e l’orchestrazione strategica. La gestione dei sistemi non sarà più sufficiente e i modelli di sicurezza dovranno essere ripensati, poiché gli agenti di AI interagiscono direttamente con i sistemi e con gli utenti”.
Possiamo anche guardare al passato per proiettarci nel futuro. Il cloud computing avrebbe dovuto porre fine alle operazioni IT, ma dopo oltre un decennio di trasformazione, il cloud ha aumentato la portata, la scala, la sicurezza e i rischi legati alla gestione dei sistemi. I CIO avranno bisogno dell’AI per maneggiare la crescente complessità e ci saranno nuove responsabilità nella conduzione delle operazioni relative. Tuttavia, un’operatività IT completamente automatizzata sembra poco probabile nel breve termine.
In che modo l’AI trasformerà la forza lavoro digitale?
I CIO possono anche osservare come lo sviluppo low-code [in inglese] e la citizen data science [in inglese] si sono evoluti per aiutare a prevedere l’impatto dell’AI generativa nelle loro organizzazioni. Entrambe le trasformazioni contribuiscono a trasformare il lavoro che era esclusivo delle divisioni tech nella creazione di applicazioni e nella visualizzazione dei dati in capacità di sviluppo accessibili agli utenti aziendali esperti di tecnologia. Tuttavia, queste figure hanno rapidamente compreso le funzioni IT di supporto necessarie a un centro di eccellenza [in inglese] in materia di governance, integrazione, supporto tecnico e garanzia della qualità.
Liav Caspi [in inglese], CTO di Legit Security, tiene a precisare: “Il low-code si evolverà in sistemi di AI che generano app da prompt, sostituendo il drag-and-drop con cicli iterativi di prompt-review”.
I CIO dovrebbero pianificare come l’intelligenza artificiale sta espandendo le capacità tecniche spostandole a sinistra nelle funzioni aziendali. La trasformazione creerà nuove opportunità per fornire capacità di AI, ma richiederà anche all’IT di assumersi nuove responsabilità.
“L’intelligenza artificiale generativa sta ridefinendo praticamente ogni funzione all’interno delle azidende, spostando il ruolo della forza lavoro dalla creazione alla cura, e questo include anche l’IT”, afferma Marcus Torres [in inglese], Chief Product Officer di Quickbase. “Questa tecnologia sta consentendo ai team di tutta l’azienda di ottenere risultati più rapidamente di quanto si potesse immaginare, ma questa accelerazione comporta una nuova complessità di soluzioni personalizzate e non standardizzate costruite al di fuori dei modelli di governance”.
Molti CIO hanno aggiornato le loro funzioni di governance dei dati [in inglese] per supportare nuove aree di controllo dell’AI [in inglese]. Allo stesso modo, le tecniche utilizzate per trasformare la shadow IT in un vantaggio [in inglese] competitivo devono essere ampliate per evitare l’intelligenza artificiale non autorizzata e governare l’ecosistema in espansione di quella agentica [in inglese].
“Semplificare la complessità e gestire il caos è sempre stato parte integrante della missione della tecnologia, e questo non cambierà con l’adozione degli agenti AI”, si dice certo Rishi Bhargava [in inglese], cofondatore di Descope. “Semmai, porterà a nuove responsabilità IT e di sicurezza per garantire che l’adozione dell’intelligenza artificiale non comporti un aumento dei rischi e delle sfide di conformità”.
Quindi, l’AI segnerà la fine dell’IT come lo conosciamo oggi?
Il bicchiere mezzo vuoto indica un importante cambiamento di paradigma che eroderà molti posti di lavoro nel settore IT, mentre quello mezzo pieno suggerisce che l’IT potrà cogliere nuove opportunità e responsabilità.
Non c’è dubbio che i Chief Information Officer debbano prepararsi ad assumere personale per i nuovi ruoli legati all’AI generativa [in inglese], come gli AI change agent, gli AI business analyst e le figure in grado di immaginare i luoghi di lavoro del futuro. I CIO dovranno anche ripensare le loro strategie di trasformazione digitale per l’era dell’AI generativa [in inglese]. Ma chi rimane fermi a gestire l’IT secondo le aspettative pre-IA potrebbero scoprire che è la fine dell’IT come lo conoscono oggi.